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Il pericolo della tirannide della maggioranza a scapito delle minoranze
Alexis de Tocqueville, nel suo
“Democrazia in America” (1835), richiama l’attenzione sui pericoli di
una vera e propria tirannide della pubblica opinione ai danni delle
minoranze e dei dissenzienti. Sostiene, infatti Tocqueville, che mano a
mano che i cittadini diventano più uguali e più simili, aumenta la
disposizione di ciascuno ad identificarsi nella massa e a credere in
essa, e quindi il pubblico “viene a godere di un singolare potere: non
fa valere le proprie opinioni attraverso la persuasione, ma la impone
attraverso una gigantesca pressione dello spirito di tutti
sull’intelligenza di ciascuno”.
Questa critica dell’opinione pubblica è ripresa da John Stuart Mill nel
suo “La libertà” in cui arriva ad affermare: “L’Europa sta avanzando
verso l’ideale di rendere tutti gli uomini uguali; classi e individui
che diventano di giorno in giorno più simili. La gente oggi legge le
stesse cose, ascolta le stesse cose, vede le stesse cose, va negli
stessi posti, ecc. Sorge un’opinione pubblica con gli stessi gusti, gli
stessi pensieri, gli stessi sentimenti, le stesse esigenze, le stesse
aspirazioni, lo stesso stile di vita. E a tale opinione pubblica gli
uomini politici devono adeguarsi, pena il venir meno del consenso”.
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