Il momento della discussione pubblica e il suo rapporto con la
sfera politica viene elaborato nel ‘700 dal pensiero illuministico, che
assegna agli intellettuali la funzione di “motore” nella formazione
dell’opinione pubblica.
Secondo d’Alembert, essi devono ricercare la verità in piena e totale
autonomia, anche a prezzo della povertà, senza cedere alle lusinghe dei
potenti, del loro corruttore che li trasforma in cortigiani.
Se gli uomini di lettere riescono a mantenersi completamente
indipendenti dal potere politico e più in generale dai ‘potenti’,
allora possono esercitare un influsso profondo sulla società civile,
nonostante e contro l’assolutismo della sfera politica.
Non è un caso naturalmente che gli illuministi combattano una grande
battaglia contro la censura e per la libertà di stampa, di
cui il saggio di Diderot “Sur la liberté de presse” rappresenta
una delle manifestazioni più alte.
Ed è di un altro pensatore illuminista una delle più limpide formulazioni del concetto di opinione pubblica.
“I buoni libri spandono lumi in tutte le classi del popolo. Sono essi
che già governano l’Europa, che illuminano il governo sui suoi doveri,
sui suoi errori, sui suoi veri interessi, sull’opinione pubblica che
esso deve ascoltare e seguire…”
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