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I caffè letterari e i salotti culturali
Nel XVIII secolo, in Europa, con il
movimento illuminista si manifesta un’esigenza riformatrice della
società e dei costumi. Si afferma da una parte la fiducia nel progresso
civile e invece dall’altra la condanna verso la religione, la
superstizione e i pregiudizi. Per questo, gli illuministi accusano la
Chiesa di aver fatto sprofondare l’uomo nel dogma e nel pessimismo.
L’Illuminismo è perciò un movimento laico che assegnava un ruolo
importante all’intellettuale chiamato a convincere l’opinione pubblica
della necessità di combattere l’ignoranza e l’arretratezza per
progredire e migliorare la propria situazione.
La necessità di diffondere il più possibile le nuove conquiste e il
nuovo sapere nel campo scientifico, filosofico e politico, fece
aumentare nelle grandi città e nei piccoli paesi di provincia i
dibattiti, gli esperimenti in pubblico, le manifestazioni all’aperto e
gli incontri tra aristocratici, uomini di cultura nei Caffè cittadini e
nei raffinati salotti nobiliari.
Dunque, la cultura usciva dalle accademie e dalle corti e andava
incontro alla gente, disponibile al popolo attraverso libri e nuove
pubblicazioni.
I salotti delle nobil dame, come quello a Parigi di Madame Marie Thérès
Geoffrin, come dichiara lo stesso Diderot che lo frequentava con
Rousseau e D’Alembert, erano frequentati da tutti coloro che ci
tenevano alla propria fama, al prestigio sociale e all’impegno civile e
culturale.
Da questo fenomeno deriva da parte degli intellettuali del tempo
l’esaltazione della nobildonna che li ospitava e la pubblicazioni di
volumi della nuova scienza dedicate a queste donne dell’alta società.
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