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- H O M E -

Caso 1
Gutenberg e la stampa a caratteri mobili
Caso 2
La censura su Internet
Caso 3
I social network
Caso 4
L’opinione pubblica e la nascita dei giornali d’informazione
Tema n.1
Le tecnologie trasformano lentamente conoscenza e la cultura
Tema n.2
Il controllo  del potere sull'informazione
Tema n.3
I diritti individuali e la libertà
Tema n.4
I mezzi tecnici influenzano la partecipazione e la democrazia 
Tema n.5
Le forme della socializzazione: come le persone interagiscono e si scambiamo le idee
Tema n.6
La resistenza all’innovazione



TRE DIVERSI GIORNALI DELL’EPOCA


INGHILTERRA:  “The spectator”

The Spectator è il nome di un quotidiano inglese uscito dal marzo 1711 al dicembre 1712. Fu fondato dal politico, scrittore e drammaturgo Joseph Addison. Lo Spectator è considerato come uno dei primi esempi di giornalismo moderno; incentrando la linea editoriale più sull'analisi di questioni sociali che sulle dispute politiche, il giornale inglese riuscì a conquistare molti lettori, raggiungendo una tiratura di oltre 10.000 copie, un record per l'epoca. Secondo le stime di Addison il giornale veniva però letto da circa 60.000 persone, ossia circa un decimo della popolazione della Londra di inizio '700. Ogni numero è ambientato in un club, pretesto utilizzato per porre a confronto le diverse categorie sociali che nei club normalmente si incontrano: avvocati, commercianti, militari, letterati, riservando al giornalista il ruolo imparziale di spettatore (spectator, per l'appunto).
L'ideale che anima le pagine del giornale è costituito dall'idea che il dialogo sociale sia garanzia di benessere e miglioramento della società stessa, e che in questo dialogo il giornalismo debba avere il ruolo di contribuire alla creazione dell'opinione pubblica, mostrando e, se necessario, criticando, i diversi punti di vista.
Il successo dello Spectator fu tale che superò i confini dell'Inghilterra, anche in seguito alla chiusura, nel 1712, le ristampe che raccoglievano in volume i numeri del giornale inglese circolarono in molte copie in Europa, generando anche tentativi di emulazione.

ITALIA: Il Caffè

Il Caffè (pubblicato dal giugno 1764 al maggio 1766) nacque a Milano ad opera di Pietro Verri e del gruppo che era solito raccogliersi all'Accademia dei Pugni.
Il titolo prendeva ad esempio il periodico inglese di Addison The Spectator ("Lo spettatore") e serviva a presentare la rivista come punto di raccolta delle discussioni che si tenevano in un caffè, che era divenuto un luogo d'incontro per dibattere di argomenti politici e sociali.
La rivista usciva ogni dieci giorni. La caffetteria diventava un luogo di incontro e di discussione, una specie di luogo reale-ideale dove si potevano creare quelle condizioni adatte a far nascere i periodici con la partecipazione attiva (con la discussione) e passiva (con la lettura) dei lettori.
Componente essenziale della battaglia illuministica del "Caffè" è la sua prospettiva linguistica. Il problema della diffusione dei lumi è infatti anche un problema del linguaggio: "cose e non parole" è uno dei motti del "Caffè", il cui linguaggio non si limita a riprodurre passivamente la realtà, ma deve sapere attraversarla e spiegarla.

FRANCIA: L’ami du peuple

Il 12 settembre 1789, mentre seguiva attentamente i lavori dell’Assemblea Nazionale, nei quali si discuteva sul progetto di una Dichiarazione dei diritti dell’uomo (che venne poi votata il 26 agosto), J.P. Marat iniziò le pubblicazioni del  giornale l’Ami du peuple (l’Amico del popolo)il cui sottotitolo era “consacrare la vita alla verità”. Il successo di questo quotidiano fu sancito anche dalla possibilità data ai lettori di vedere pubblicate le proprie lettere nelle quali per la prima volta poterono venire denunciate le malefatte dei potenti. E fu proprio in seguito alla pubblicazione di una di queste lettere, che accusavano di corruzione un funzionare del ministro delle finanze Necker, che per Marat si apriranno addirittura le porte del carcere. Una volta libero, Marat pubblicherà prima un articolo intitolato “Le infami manovre del ministro Necker” e poi un altro “Denuncia contro Necker”. Il nuovo mandato d’arresto costrinse Marat alla fuga in Inghilterra dove nel febbraio 1790 scrisse una Nuova denuncia contro Necker che si concludeva con queste parole: “ la mia penna è ancora libera e finché voi sarete al timone del governo vi perseguiterà senza tregua: senza posa svelerà le vostre malversazioni [...] per togliervi il tempo di tramare contro la patria, vi strapperà al riposo, radunerà al vostro capezzale le nere preoccupazioni, i dispiaceri, i timori, le ansie, le angosce, fino a che, lasciando cadere dalle mani le catene che ci preparate, cerchiate spontaneamente la salvezza nella fuga”.




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