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Leggere la montagna
Leggere la montagna: storie, immagini, suggestioni
C'è qualcosa in comune tra il salire una montagna e leggere un libro; cambia il punto di osservazione della realtà. Con un libro si possono superare i confini della conoscenza e delle proprie esperienze. Si possono provare emozioni che ci sono sconosciute, la paura, il dramma, la gioia, l'amore e si possono visitare paesi lontani e mondi sconosciuti o immaginari.
Anche la montagna è esplorazione e viaggio, un viaggio intorno a noi stessi, si comincia a vedere il mondo dall'alto ma, nello stesso tempo, la percezione della nostra debolezza e fragilità, che la montagna ci trasmette, ci impedisce di cadere nella superbia. Inoltre salendo una montagna si riesce a vedere quello che c'è al di là della montagna.
L'alpinismo, nato a metà del XIX° secolo come fuga romantica dall'incalzante rivoluzione industriale, è figlio dell'illuminismo, della sete di conoscenza che ha spinto l'uomo a superare i propri limiti anche spaziali. La letteratura alpinistica nasce come sottogenere della letteratura di viaggio così diffusa nel mondo anglosassone. Poi assume una sua caratteristica quando l'alpinismo si configura come un'attività sportiva con valenze particolari, quella di non essere effettuabile in ambienti dove il pubblico possa accedere. Da qui la necessità per l'alpinista di far conoscere con lo scritto le proprie imprese.
Diverso è il discorso per la letteratura di montagna o meglio qual'è lo spazio della montagna nella letteratura? Il confronto con il mare appare subito perdente. Le grandi civiltà sono nate in riva al mare e le montagne erano barriere difensive. Manca nella montagna la dimensione mitica che ha avuto il mare. Non esiste insomma una "Odissea" della montagna.
Questo fatto ha pesato nella letteratura; se ci chiediamo quanti marinai conosciamo nella letteratura e quanti montanari, cosa possiamo contrapporre a Ulisse, Simbad, il capitano Achab o al Marlowe di Cuore di Tenebre? Il Tönle di Rigoni Stern o il Barnabo di Buzzati. Molti dei grandi, da Hemingway a Robert Musil e lo stesso Victor Hugo, hanno narrato di montagna ma non è per questo che sono diventati famosi. E' solo successo che quando uno scrittore si è trovato di fronte alle montagne non ne è rimasto indifferente e ha sentito il bisogno di scriverne. Quando poi uno scrittore era anche un alpinista oppure uno che viveva da vicino la montagna, la qualità degli scritti cambiava radicalmente, basta rileggersi le pagine giuste di Erri De Luca, Giani Stuparich o lo stesso Primo Levi. In questo modo, come è avvenuto con gli alpinisti, si sono riempiti gli scaffali delle biblioteche.
I libri
- Fuga sul Kenya, Felice Benuzzi, Centro Documentazione Alpina, Torino, 1991
- Montagne di una vita, Walter Bonatti, Baldini&Castoldi, Milano, 1997
- Gocce di resina, Mauro Corona, Biblioteca dell'Immagine, Pordenone, 2001
- La montagna a mani nude, René Desmaison, Vivalda Editori, Torino, 2000
- Tra zero e ottomila, Kurt Diemberger, Centro Documentazione Alpina, Torino, 1995
- Freney 1961, Marco Albino Ferrari, Vivalda Editori, Torino, 1996
- Montagna vissuta: il tempo di respirare, Reinhard Karl, Vivalda Editori, Torino 2000
- Memorie di una guida alpina, Christian Klucker, Edizioni Tararà, Verbania, 1999
- Aria sottile, Jon Krakauer, Corbaccio, Milano, 1998
- Endurance, Alfred Lansing, Corbaccio, Milano, 1999
- Segreto Tibet, Fosco Maraini, Corbaccio, Milano, 1998
- Il viaggio nel viaggio di Orete P., Alberto Paleari, Centro Documentazione Alpina, Torino, 1989
- La storia di Tönle. L'anno della vittoria, Mario Rigoni Stern, Giulio Einaudi Editore, Torino, 1993
- La morte sospesa, Joe Simpson, Vivalda Editori, Torino 1993