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"Mer hernach im Sumer ongeúerlich vmb Sunbenntn"

Dal protocollo del processo contro Barbara Pachlerin del 1540

Libro d'archiviazione Sarentino 1540

Già dall’epoca preistorica i solstizi (solstitia), ricorrenti due volte l’anno, avevano grande valore in campo religioso, nei costumi e in mitologia. In particolar modo in occasione del solstizio d’estate, che dalla diffusione del Cristianesimo in Europa coincide sempre più spesso con la festa per San Giovanni, si festeggia il giorno più lungo dell’anno attraverso una varietà di feste con caratteristiche diverse legate alle varie tradizioni. Nella credenza popolare il solstizio d’estate assume una dimensione leggendaria e misteriosa, nella quale streghe e demoni possono avvicinarsi indisturbati alle persone.
Non stupisce pertanto che tra le numerose accuse, il 28 agosto 1540 nel corso del processo penale ("Malafitz Recht") contro Barbara "des Chuennzn [Konrad] Páchlers in Wintlan [Windlahn], Gericht Serntal seßhafft eeliche Hausfraw" (casalinga residente nel giudizio di Sarentino), le furono imputati anche due crimini commessi nel corso del solstizio d’estate. Pachler confessò, probabilmente sotto tortura, di aver divorato "con la spezia del diavolo" due animali da fattoria in località Giogo dei Prati (“Awer Ioch”), e cioè un vitello di Pichler di Windlahn e una mucca appartenente al Mandl in Gissmann.
Il protocollo di questo processo, condotto da Rueland Kaboy di Castelrotto, è contenuto nel libro d’archiviazione del giudizio di Sarentino per gli anni 1537-1540, e fu ovviamente redatto dopo l’esecuzione della condanna a morte da parte del boia di Merano nel consueto luogo di esecuzione dell’Öttenbach e dà origine alla "leggenda" del "Pachler Zottl".

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