Trattativa sulle professioni sanitarie: sindacati contrari
È pronta dall'autunno scorso una proposta di riqualificazione sostanziale delle professioni sanitarie, con riduzione dell'orario e contestuale aumento di stipendio. I sindacati contrari alla proposta.
Le trattative in corso si basano sulle linee guida approvate dalla Giunta provinciale nell'ottobre 2023 precedentemente concordate con i rappresentanti sindacali. Gli aspetti centrali riguardano una settimana lavorativa più breve, miglioramenti economici e un'equiparazione delle retribuzioni tra ambito sanitario e sociale. I fondi necessari - 21 milioni di euro per la riduzione dell'orario di lavoro e 14 milioni di euro per l’aumento salariale - sono già stati stanziati nel bilancio provinciale. Con un totale di 35 milioni di euro sono i più sostanziosi rispetto a tutti i negoziati precedenti riguardanti il settore.
Accordo fallito al tavolo delle trattative
Nel complesso, la proposta contrattuale puntava a ridurre il carico di lavoro per le categorie interessate e rendere il settore sanitario più attraente nell'ottica di attirare nuovo personale, permettendo inoltre di garantire una remunerazione adeguata per eventuali ore aggiuntive di servizio. Le linee guida sono state approvate dalla Giunta provinciale a ottobre 2023; da allora le parti negoziali si sono incontrate ogni due settimane. Dopo un iniziale ampio consenso da parte di tutte le parti, nell'ultimo incontro i sindacati si sono espressi, a sorpresa contrari alla proposta, sottolineando come anche il personale amministrativo dovrebbe poter beneficiare della riduzione di orario.
36 ore settimanali per professioni ad alto carico di lavoro
La proposta prevede una riduzione dell'orario di lavoro da 38 a 36 ore settimanali per gli infermieri e per le professioni non mediche del settore sanitario e sociale. Ciò interesserebbe oltre 6.000 persone dell’azienda sanitaria dell’Alto Adige e quindi gran parte delle professioni non mediche del settore sanitario (oltre a infermieri, ostetriche, assistenti infermieristici, fisioterapisti e molti altri, ad eccezione delle professioni amministrative e tecniche). Gli operatori sanitari e in particolare le professioni infermieristiche sono tra le categorie più esposte a patologie correlate al lavoro. Si è dunque puntato ad una riduzione dell'orario di lavoro, specialmente in questo settore, per ridurre la pressione, aumentare il tempo per il recupero psicofisico, migliorare l'equilibrio tra lavoro e vita privata e ridurre il tasso di abbandono precoce della professione. La riduzione di orario, assieme alle altre misure, aumenterebbe anche l'attrattiva dell'Alto Adige per i professionisti sanitari nel confronto con altre realtà internazionali.
Adeguata ricompensa del lavoro aggiuntivo
Laddove servissero ore di lavoro aggiuntive per coprire i servizi, la Provincia mette a disposizione fondi considerevoli per ricompensarle adeguatamente, ovvero come prestazioni in plus orario. Lavorando un'ora in più rispetto alle 36 ore previste alla settimana si otterrebbero quindi 233 euro lordi in più al mese. Anche i dipendenti part-time che non hanno diritto alle prestazioni in plus orario otterrebbero una retribuzione migliore per il tempo in più messo a disposizione, ad esempio pagando la formazione al di fuori dell'orario di lavoro o aumentando il compenso degli straordinari.
Aumento salariale
A prescindere dalle ore aggiuntive o dalle indennità di aggravamento, l'attuale proposta garantirebbe un adeguamento salariale per tutte le professioni sanitarie non mediche, riducendo al contempo l'orario di lavoro da 38 a 36 ore settimanali. L'entità dell'aumento economico dipende dal rispettivo profilo professionale, ma ammonterebbe ad almeno 250 euro lordi al mese per gli infermieri e a 172 euro al mese per le altre professioni sanitarie.
Parità di retribuzione nel settore sanitario e sociale
Secondo la proposta negoziale, l'indennità di specificità infermieristica in ambito sanitario aumenterebbe da 90 a 250 euro (importi lordi) al mese. Verrebbe introdotta un'indennità fino a 125 euro al mese per lavori usuranti, come il lavoro notturno e i turni che andrebbe a quasi due terzi degli infermieri e delle infermiere nel settore sanitario, equiparandoli ai colleghi del sociale impiegati ad esempio nelle case di riposo.
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