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Ampliata la rete altoatesina di monitoraggio del permafrost
Da quasi due settimane numerosi sensori si trovano sulla cima dell’Ortles. Nell’ambito del progetto di ricerca internazionale “Ortles Ice Core”, al quale partecipano l’Ufficio Idrografico (Ripartizione Protezione antincendi e civile) e l’Ufficio Geologia e prove materiali (Ripartizione Edilizia e servizio tecnico) della Provincia Autonoma di Bolzano, sono state installate delle strumentazioni per analizzare il ghiaccio, la roccia e il detrito massiccio dell’Ortles. Tali strumenti forniranno, a partire dal prossimo anno e per la durata di tre anni, dati utili ai fini di analizzare lo sviluppo del permafrost in alta montagna.

Un consorzio di enti ed istituti italiani, americani ed austriaci, coordinati dal “Byrd Polar Research Center (BPRC)” della Ohio State University (OSU) e dall’Ufficio Idrografico fa parte del progetto “Ortles Ice Core” di ricostruzione della storia climatica dell’Alto Adige. Da poco più di tre settimane sono terminati i lavori con lo scopo di perforare la Vedretta Alta dell’Ortles. I campioni di ghiaccio estratti possono ora essere analizzati nei laboratori dell’OSU e dalle Università di Venezia ed Innsbruck.
Nell’ambito di questi studi l’Ufficio Geologia e prove materiali, in collaborazione con l’Ufficio Idrografico, ha potuto ampliare la rete altoatesina di monitoraggio del permafrost. Sono stati infatti installati sul massiccio dell’Ortles numerosi sensori con lo scopo di analizzare il permafrost.
Sulla cima dell’Ortles (3.905 m) sono state posizionate due sonde che rilevano la temperatura della roccia; all’interno della Vedretta Alta dell’Ortles è stata installata una catena a termistori lunga 70 m e uno strumento per la misurazione degli spostamenti. Nelle rocce dell’Anticima dell’Ortles (3.845 m), del Bivacco Lombardi (3.319 m) e della Forcella del Coston di dentro (3.212 m) sono inoltre state collocate ulteriori sonde termometriche.
Queste strumentazioni misurano la temperatura della roccia con frequenza oraria. Sulla Forcella del Coston di dentro è stata eseguita una perforazione nel ghiaccio di 10 m di profondità con una sonda a vapore e, come nella Vedretta Alta dell’Ortles, è stata inserita una catena a termistori. Si tratta di catene che misurano con frequenza oraria e a diverse profondità la temperatura del ghiaccio. I dati raccolti vengono memorizzati in automatico e recuperati due volte all’anno.
Contrariamente a tanti altri gruppi di ricerca sul permafrost i quali lavorano attraverso modelli, in questo progetto vengono eseguite misure sul posto. Attraverso i dati raccolti è possibile realizzare simulazioni per modellare lo sviluppo del permafrost.
Per l’Ufficio geologia e prove materiali questo tipo di misure non sono una novità in quanto faceva parte fino a poco tempo fa, nelle vesti di Lead Partner, del progetto europeo PermaNET. Le esperienze raccolte in questo ambito internazionale rappresentano la base per le ulteriori ricerche sul permafrost.
FG
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