Giornata dell’Autonomia 2014

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Giornata della Memoria: nota degli assessori provinciali alla scuola

Nella veste di responsabili provinciali delle istituzioni scolastiche e formative, gli assessori Otto Saurer, Luisa Gnecchi e Florian Mussner intervengono con una nota in occasione della Giornata della Memoria che si celebra domani (27 gennaio) e invitano i giovani e le scuole a "una sapiente lettura di questi dolorosi eventi e a ricercare spazi dedicati ai valori del dialogo, della convivenza umana al di là dei confini e delle divisioni nazionali."

Di seguito la nota degli assessori provinciali Saurer, Gnecchi e Mussner.

Nei calendari di molti Paesi, il 27 gennaio, è diventata la “Giornata della memoria”, un giorno scelto per non dimenticare, specialmente da parte delle generazioni che non l’ hanno vissuto, l’ incubo dello sterminio di sei milioni di persone, in maggioranza civili di religione ebraica.  Ricercati e perseguitati dai nazisti non furono solo ebrei inermi, ma anche politici oppositori del regime, Sinti e Rom, testimoni di Geova, tutti coloro ritenuti socialmente diversi  o che avevano salvato o protetto i perseguitati.

Per l’occasione non si può non ricordare le pagine traboccanti di emozioni sulla realtà dei lager che ci ha lasciato Primo Levi , ed in particolare  questa significativa dichiarazione: “Sono diventato ebreo in Auschwitz. La coscienza di sentirmi diverso mi è stata imposta. Qualcuno senza nessuna ragione al mondo, stabilì che io ero diverso ed inferiore.”

L’interrogativo che ancor oggi ci poniamo è quello di chiederci come si sia potuto annidare il germe protagonista di una delle pagine più buie della storia, proprio nel cuore della civilissima Europa, sede delle espressioni significative di cultura, arte, filosofia e diritto.

Oggi, perché il silenzio non sia complice, è necessario garantire il  “dovere” della memoria. È necessario avere il coraggio di voltarsi a guardare… di aprire l’armadio della vergogna di quest’orribile capitolo della storia umana, fatto di indicibili crudeltà, massacri ed esperimenti su esseri umani.

 

Noi, quali responsabili istituzionali delle istituzioni scolastiche e formative, intendiamo unirci alla voce delle testimonianze e delle rievocazioni, per sottolineare la cultura del « ricordo », per affermare con forza la nostra convinzione della necessitá di una riflessione morale e civile sui temi dell’olocausto. Perché è sulla memoria che si costruisce il futuro. 

Affinché la ricorrenza non sia solo celebrativa, ma portatrice di valori permanenti, confidiamo che tra i giovani  venga sollecitata una sapiente lettura di questi dolorosi eventi e vengano ricercati spazi dedicati ai valori del dialogo, della convivenza umana al di là dei confini e delle divisioni nazionali.

La cultura civile di un Paese infatti si misura sul grado di accoglienza dell’altro e non sul suo annientamento o sulla violazione dei suoi diritti.  E i fondamenti dei comportamenti civili si incominciano a costruire nelle sedi scolastiche e formative.

 

Non solo « celebrazione » quindi, ma segni tangibili di memoria vigile, di consapevolezza  perché i fantasmi del passato non riemergano, magari sotto altre forme…

Questo è in fondo il senso delle parole di Primo Levi “Meditate che questo è stato”.  Un’asserzione non priva di un preoccupato avvertimento, di un  invito a tenere gli occhi aperti, ad essere consapevoli e responsabili perché non riaccadano episodi di disumana follia. Ripensare e analizzare per riuscire ad elaborare le atrocità commesse sul popolo ebraico,  per impedire che la storia replichi le sue tragedie, perchè forme di antisemitismo, xenofobia, ma anche odio civile, religioso e sociale, che furono i semi di quegli innominabili crimini, non abbiano a ripetersi. 

Ricordare rileggendo ancora Primo Levi nella sua dolorosa testimonianza letteraria del libro “Se questo è un uomo” che inizia con questa poesia: 

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi. Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

 

                                               Primo Levi, 10 gennaio 1946

pf


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