News 2015
Pronte le nuove linee guida per l'accoglienza in Alto Adige di persone senza fissa dimora
Le nuove “Linee guida per l’istituzione e la gestione di strutture di accoglienza per persone senza fissa dimora” sono state approvate dalla Giunta provinciale. Prevedono la creazione di strutture e il lavoro di reinserimento delle persone alle prese con storie di disgregazione, difficoltà relazionali e psicologiche, rimaste non per libera scelta senza un luogo in cui vivere. Alcuni centri sono già attivi in Alto Adige. Le linee guida indicano anche chi può essere accolto, per quanto tempo e le caratteristiche del personale da assumere.
Si tratta di un documento fondamentale per il settore, avviato nel 2001 su iniziativa dell’Ufficio provinciale Famiglia, donna e gioventù, e frutto del lavoro di rappresentanti di enti pubblici e privati che operano nel settore. Il lavoro ha confermato che anche in Alto Adige la persona senza dimora oggi non è il "classico" barbone o clochard per scelta; con il termine "senza dimora" ci si riferisce a una persona che oltre ad essere priva di un luogo dove vivere, ha alle spalle una storia di disgregazione, difficoltà relazionali e psicologiche per cui non riesce a reinserirsi nel mondo sociale e lavorativo.Le "Linee guida" puntano a un radicale cambiamento nell’approccio verso le persone senza dimora, ma anche nelle strutture: non più dormitori, ma case dove accogliere in un ambiente e un clima dignitoso e rispettoso. Il documento è una novità assoluta, in quanto fissa le direttive che gli enti gestori devono seguire per i servizi di accoglienza per persone senza dimora. L'obiettivo è una sorta di “regolamentazione” del servizio che porti ad una migliore qualità ma soprattutto alla costruzione di una reale possibilità di uscire dalla situazione di senza dimora. Anche l'erogazione di contributi verrà collegata all’applicazione delle linee guida, attraverso una serie di indicatori di qualità che permettono di raggiungere la percentuale massima di contributo erogabile.
Possono usufruire delle strutture le persone “senza dimora” in situazione di grave emarginazione, di età superiore ai 18 anni, prive di reddito o comunque con reddito molto basso, di nazionalità italiana o stranieri comunitari. Possono essere accolti anche extracomunitari, se la situazione di bisogno sia ascrivibile alla condizione di senza dimora e non alla condizione di immigrato. Per l’accesso alle strutture sono previsti dei requisiti minimi, quali l’accettazione del regolamento della Casa, la capacità di stare insieme ad altre persone, la tolleranza ecc. Sono previste strutture per soli uomini, per sole donne oppure case di accoglienza per uomini e donne insieme, tenendo presenti le difficoltà derivanti dal gestire una struttura di tal tipo mista, ma anche della risorsa costituita dalla presenza di entrambi i sessi.
Si possono individuare 4 tipologie di strutture: residenziale (struttura aperta 24 ore al giorno, tutti i giorni dell’anno), residenziale periodica (struttura aperta solo in alcuni periodi della settimana o dell’anno), semiresidenziale diurna (aperta solo durante le ore diurne e se necessario solo in alcuni periodi dell’anno). Due sono i livelli di accoglienza: a bassa soglia (prevede il solo soddisfacimento dei bisogni primari), accoglienza con progetto di reinserimento. La durata massima per la bassa soglia è indicativamente di 6 mesi, mentre per chi partecipa a un progetto di reinserimento sarà prevista dal progetto stesso, ma di norma non dovrebbe superare i due anni.
Il personale specializzato (professionalmente preparati, motivati e idonei a lavorare con le persone senza dimora) è costituito da operatori sociali, assistenti sociali, psicologi, pedagogisti, volontari. Il metodo di lavoro prevede l’accompagnamento in un percorso di riacquisizione tra l'altro del senso di appartenenza, della propria dignità, di autostima, di fiducia in sé e nelle proprie capacità, conquista di stabilità (punti di riferimento, casa, persone, luoghi), fiducia negli altri (relazioni sociali).
pf