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Medicina di genere: utile alle donne e agli uomini

Focus su ictus e malattie neurologiche alla terza edizione del Simposio altoatesino sulla Medicina di genere. Incontro pubblico sulla tematica in serata.

Focus su ictus e malattie neurologiche alla terza edizione del Simposio altoatesino sulla Medicina di genere (Foto: USP/mp)

Medici esperti e altre figure professionali sono intervenuti nel pomeriggio di oggi, venerdì 7 ottobre, a Palazzo Widmann a Bolzano, per fare il punto della situazione in merito alle possibili differenze di genere per l’ictus e altre malattie neurologiche, nella prevenzione, diagnosi e terapia. Responsabile scientifica e moderatrice degli interventi era Rosmarie Oberhammer, medica specializzata in anestesia e medicina intensiva, e in terapia del dolore, in attività presso l’Ospedale di Brunico.

L’assessora provinciale alla sanità e pari opportunità Martha Stocker, aprendo con i propri saluti il convegno, ha sottolineato l’impegno profuso per dare voce alla medicina di genere, tematica da approfondire e implementare sempre più nella formazione.

La presidente della Commissione provinciale per le pari opportunità Ulrike Oberhammer ha posto in evidenza la necessità di sensibilizzare la popolazione affinché incrementi l’attenzione sulla tematica. Alla medicina di genere è dedicato anche il nuovo numero della rivista “ëresFrauenInfodonne”.

Margarethe Hochleitner, specialista in Medicina interna, direttrice del Centro salute della donna, che detiene una cattedra di docenza in Medicina di genere presso l’Università di medicina di Innsbruck ha posto in evidenza l’importanza che l’approccio della medicina di genere sia garantito in tutte le branche mediche e inserito nel curriculum di studio. Grazie alla medicina di genere, che riconosce le differenze della casistica medica nell’uomo e nella donna individuando le modalità più adeguate di trattamento, è possibile giungere a una medicina più tarata sull’individuo, un aspetto questo che torna vantaggioso sia per le donne che per gli uomini. Grazie ad essa, nel frattempo, si è potuto ottenere che i medicinali vengano testati anche sulle donne, a differenza di quanto avveniva in precedenza.

Carlo Gabelli, medico specializzato in Medicina interna e Endocrinologia, responsabile del CRIC Centro Regionale per lo studio e la cura dell’invecchiamento cerebrale dell’Azienda Ospedaliera di Padova, nel suo intervento si è concentrato sul tema “Le malattie neurodegenerative nel confronto di genere”. Tra queste patologie vi è la demenza da malattia di Alzheimer. Come ha riferito, da vari studi epidemiologici emerge che il numero di donne colpite è maggiore rispetto ai maschi. In particolare è stato evidenziato come le donne, non solo per le più elevate aspettative di vita, presentino un rischio quasi doppio di ammalarsi rispetto all’uomo. Tra le possibili cause vi sono la situazione ormonale e genetica abbinate a fattori ambientali, tra i quali il livello di scolarità e il tipo di attività lavorativa, e alla “riserva cognitiva”.

Anche per quanto attiene l’ictus le donne presentano un rischio più elevato di ammalarsi, soprattutto nel periodo post-menopausa e dopo i 65 anni di età, come ha riferito Valeria Caso, medica specializzata in Neurologia. Nelle donne, in relazione alla specifica costituzione ormonale, vi sono fattori di rischio da tenere presenti legati alla gravidanza, puerperio, uso di anticoncezionali e età avanzata. A questi si aggiunge l’emicrania con aura.

Gli aspetti della gestione infermieristica e la rilevanza dell’approccio di genere nell’assistenza a persone affette da patologie neurologiche sono stati illustrati da Maria Carla Joris, infermiera dello staff sviluppo professionale della Direzione tecnico-assistenziale dell’Azienda Sanitaria di Bolzano. “L’assistenza infermieristica ha, come focus dell’attenzione, l’attività collaborativa con il medico rispetto all’esecuzione dei provvedimenti diagnostico-terapeutici e la risposta ai bisogni di salute della persona nella sua globalità. Oltre alla persona ammalata, si fa carico di supportare il caregiver cioè la persona che assiste il paziente (ad esempio a domicilio). Sia rispetto a chi è ammalato che rispetto al caregiver, le differenze di genere sono presenti e determinano bisogni assistenziali diversi. La donna presenta maggiore disabilità rispetto agli accudimenti quotidiani, ha maggiori difficoltà a recuperare le funzioni perse o compromesse anche perché tendenzialmente è colpita da ictus in età più avanzata. Rispetto alla funzione di cargiver, osserviamo che nella nostra società questo ruolo è ricoperto molto più dalle donne che dagli uomini e che la donna che accudisce un familiare in media lo fa per più ore al giorno e per un arco temporale maggiore. È pertanto fondamentale che l’assistenza infermieristica tenga conto delle differenze di genere sia rispetto alla persona ammalata sia nell’interazione con gli è vicino”.

Evi Schenk, referente per la Medicina di genere presso l’Ufficio formazione del personale sanitario della Provincia, parlando dei prossimi passi da compiere nel settore della medicina di genere ha riferito dell’importanza di creare rete andando a trovare collaborazioni con altre Regioni e istituzioni. Altro passo da compiere sarà l’introduzione dell’indirizzo medicina di genere nel piano base di studi della Scuola  provinciale superiore delle professioni sanitarie “Claudiana”, già presente fina dal 2008 nella formazione speciale per medicina generale. Altro punto l’aggiornamento con l’organizzazioni di congressi e l’informazione rivolta alla popolazione.

Questa sera alle ore 20, nella Sala del Cortile interno, a Palazzo Widmann, in Piazza S.Magnago 1 a Bolzano, conferenza sulla medesima tematica con gli interventi delle refatrici Margarethe Hochleitner e Valeria Casio. Incontri informativi analoghi saranno proposti durante l’anno anche in altre località.

SA

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