Giornata dell’Autonomia 2014

News 2015

Per un'equa distribuzione dei richiedenti asilo a livello statale

La questione dei richiedenti asilo “fuori quota” è stata al cento del dibattito pubblico nei giorni scorsi. Di seguito alcuni chiarimenti dell'assessora Stocker

Al momento attuale sono circa 300 i richiedenti asilo che si trovano in Alto Adige al di fuori delle quote assegnate dallo Stato. La causa di tale situazione è il fatto che, in aggiunta ai richiedenti asilo che vengono assegnati dallo Stato, dei quali l’Alto Adige si fa notoriamente carico per il 0,9% del totale statale (al momento circa 1.000 persone), esistono persone che raggiungono spontaneamente una determinata Regione e presentano domanda di asilo. Particolarmente colpite sono le Regioni di confine del Nord, che in parte sono destinazione di persone già transitate per altri paesi europei.

“Allo Stato è stata più volte e con forza chiesta l’inclusione di queste persone nel sistema di distribuzione statale, anche da parte del Presidente della Provincia. Non appare in nessun modo logico che la distribuzione riguardi solo quanti arrivano nel Sud Italia tramite gli sbarchi, mentre non vengano distribuiti quanti arrivano per altre vie. Questa situazione non può continuare, dato che crea un evidente squilibrio a svantaggio delle Regioni di confine”, sottolinea l’assessora provinciale alle Politiche sociali Martha Stocker.

Problematica è in particolare la creazione di offerte di accoglienza per queste persone. In assenza di una distribuzione nazionale, si creano infatti effetti di attrazione che portano ancora più persone a spostarsi verso le Regioni colpite. Questo è il motivo per cui la Provincia di Bolzano è sempre stata molto prudente nel creare offerte di accoglienza per queste persone, nonostante le critiche per questo ricevute da alcune organizzazioni. 

Nel quadro della discussione di questi giorni è emersa anche la questione della disponibilità dell’immobile messo gratuitamente a disposizione dall’imprenditore Hellmuth Frasnelli a Bolzano. I ritardi nell’apertura della struttura sono da ricondurre alla necessità di rispettare le norme di sicurezza in materia strutturale e di prevenzione incendi, che richiedono alcuni lavori di adattamento. “Le norme statali in merito ci paiono a dire il vero a volte sproporzionate, ma è un dato di fatto, che i gestori siano prudenti in merito. Purtroppo, in caso di problemi, spesso conta più il diritto che la ragionevolezza. Particolarmente onerose sono le misure per strutture che ospitano più di 25 persone. Comunque anche in relazione a questo abbiamo avanzato delle proposte di semplificazione al governo centrale”, conclude l’assessora Stocker.

 

USP


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