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I responsabili del Museo archeologico provinciale sono favorevoli alle indagini sulla mummia del soldato ritrovato recentemente sul ghiacciaio

Il presidente del Museo archeologico provinciale, Bruno Hosp, ed il direttore, Alex Susanna, si sono espressi oggi con un comunicato stampa a favore delle indagini sul cadavere del soldato austroungarico della prima Guerra mondiale ritrovato recentemente su di un ghiacciaio nel Trentino ed attualmente collocato in una cella frigorifera del Museo.

Lunedì 23 agosto il Dr. Eduard Egarter Vigl, responsabile della conservazione della mummia del Similaun, in accordo con i responsabili del Museo, aveva già espresso il proprio interesse scientifico riguardo alla possibilità di effettuare indagini sulla mummia del soldato austriaco. In particolare il Dr. Egarter Vigl si è dichiarato interessato a svolgere ricerche sul tipo di ghiaccio e sulla temperatura grazie ai quali i resti del soldato si sono conservati sino ad oggi in condizioni particolarmente favorevoli.

Grazie a queste indagini, secondo il Dr. Egarter Vigl, sarà possibile evincere interessanti dati scientifici per migliorare ulteriormente il sistema di conservazione della mummia del Similaun. Nella nota diramata oggi i responsabili del Museo provinciale sottolineano che le richieste per poter effettuare tali ricerche scientifiche sono state rivolte alle seguenti autorità competenti: all’Ufficio Beni culturali di Trento, alla Procura della Repubblica di Trento, al Presidente della Giunta di Trento, al Commissario del Governo di Trento, al Comune di Pejo, al Distretto militare di Trento ed all’Alto Commissariato per le onorificenze dei militari caduti in guerra che ha sede a Roma.

La nota diramata oggi sottolinea che tutte queste istanze hanno espresso per iscritto il loro consenso al trasporto dei resti mummificati a Bolzano ed all’effettuazione delle relative ricerche di carattere scientifico. A tale scopo era stata inviata dai responsabili del Museo anche una dettagliata descrizione delle indagini scientifiche e delle analisi che si intendono effettuare. Dalle ricerche si intende accertare in primo luogo tre aspetti: determinare la causa della morte del soldato, definire la sua identità e l’età ed inoltre valutare le condizioni di conservazione del cadavere, soprattutto per quanto concerne il suo contenuto di acqua, l’attività enzimatica e lo stato di conservazione del suo Dna.

Per ottenere questi risultati, secondo il Dr. Egarter Vigl, non sarà necessario effettuare delle indagini “invasive”, ciò significa che a tale scopo non è necessario sottoporre il cadavere ad un’autopsia o asportarne delle parti. In sostanza, prosegue il testo di Hosp, Susanna ed Egarter Vigl, le ricerche si limiterebbero ad indagini radiografiche, al prelievo di campioni di tessuto di pochi millimetri, senza particolari interventi e naturalmente senza intervenire sul viso della mummia.

Vi è a tale riguardo un impegno scritto da parte dell’anatomopatologo di restituire il cadavere entro tre mesi al Comune di Pejo per la sua inumazione. Una richiesta agli eventuali parenti del soldato per ottenere l’autorizzazione all’effettuazione delle indagini naturalmente non è stata possibile a causa della mancata identificazione dello stesso. La nota si conclude con l’assicurazione che l’etica professionale di tutti gli esperti coinvolti nelle indagini rappresenta una garanzia che il corpo del soldato verrà trattato con il necessario rispetto.

FG


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