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Concluso il progetto FSE "Gender pay gap: buone prassi e modelli di sperimentazione"

Con il seminario "Il lavoro delle donne - perché converrebbe vallorizzarlo sia economicamente che socialmente", tenutosi nel tardo pomeriggio di oggi, giovedì 22 novembre 2012 alla Kolpinghaus di Bolzano, si è concluso il progetto FSE "Gender pay gap: buone prassi e modelli di sperimentazione". Presentati gli esiti del rapporto di ricerca e le azioni di sensibilizzazione svolte.

Il progetto Gender pay gap: buone prassi e modelli di sperimentazione" è un progetto cofinanziato dal Fondo sociale europeo e dalla Provincia e gestito dall'Associazione Rete donne-lavoro di Bolzano, in partenariato con l'Assessorato al lavoro e alle pari opportunità con la collaborazione della Consigliera provinciale di parità Simone Wasserer e con l'AFI-IPL (Istituto per la promozione dei lavoratori).  

Come ha ricordato l'assessore provinciale al lavoro e pari opportunità Roberto Bizzo introducendo i lavori, il tasso di occupazione femminile, in provincia di Bolzano, nel 2012, nella fascia di età 15-64 anni, è pari al 67,8 per cento (fonte Astat), aumentata ulteriormente rispetto agli anni precedenti.
Tuttavia, come ha proseguito, le disparità tra uomini e donne persistono a vari livelli e non è solo nel differenziale retributivo che si misura la discriminazione: tassi di occupazione e disoccupazione, accesso a posti di responsabilità, conciliazione tra vita lavorativa e privata, condivisione del lavoro domestico e di cura, rischio di incorrere in situazioni di povertà economica con conseguente esclusione sociale, reiterarsi di stereotipi penalizzanti sono tutti fattori che vanno costantemente monitorati.
Come ha detto l'assessore Bizzo: "È impegno del nostro assessorato alle Pari opportunità promuovere a vari livelli azioni volte a superare le disparità di genere e promuovere il miglioramento della condizione lavorativa delle donne."

Elena Morbini, coordinatrice del progetto, ha presentato le varie fasi in cui si è articolato lo stesso. Oltre al rapporto di ricerca quantitativo sulla situazione del personale femminile nelle imprese con oltre 100 dipendenti in provincia di Bolzano, vi è stata anche una fase di sensibilizzazione nelle scuole superiori e nei centri giovanili, perché è proprio dal sensibilizzare le giovani generazioni sulla questione del "gender", come ha detto, che si può e si deve partire per proporre azioni positive di lotta agli stereotipi e una fase di diffusione della cultura di genere per  incidere sui vari aspetti che contribuiscono a determinare discriminazioni lavorative per le donne .

La consigliera di parità Simone Wasserer ha sottolineato come grazie al progetto sia stato possibile mettere a disposizione delle aziende un software bilingue on-line sul sito della Rete civica per le imprese con oltre 100 dipendenti che ogni due anni sono chiamate per legge a redigere un rapporto sulla situazione del personale in ottica di genere (come previsto dall'Art. 46 del Codice delle pari opportunità". Wasserer ha evidenziato come "fino al 2010 la compilazione del rapporto era esclusivamente cartacea, mentre da quest'anno - grazie anche alla fattiva collaborazione con la Consigliera di parità lombarda - è stato possibile mettere a disposizione delle imprese uno strumento moderno per la compilazione, corredato anche da una pratica guida per la compilazione, che ha sicuramente reso più facile il lavoro delle imprese obbligate alla compilazione dei rapporti sul personale.

"Dai dati ricavati dall'ultima indagine quantitativa desumibile proprio da questi rapporti risulta - ha sottolineato Silvia Vogliotti dell'AFI-IPL che con Heidi Flarer si è occupata della ricerca - che le donne altoatesine sono il 32% dei dipendenti delle imprese private con oltre 100 addetti, ma appena il 12% dei dirigenti".
"L'occupazione temporanea investe maggiormente il mondo del lavoro femminile che non quello maschile: infatti il contratto a tempo determinato riguarda il 79% delle donne ma il 95% degli uomini, mentre il contratto a termine interessa il 20,1% delle donne e solo il 13,1% degli uomini" ha proseguito Vogliotti. "Dai dati elaborati risulta quindi che gli uomini altoatesini godono maggiormente di una stabilizzazione del contratto (8 stabilizzazioni su 10 sono a favore di uomini), mentre le donne sono spesso coinvolte in cambiamenti di orario per poter conciliare al meglio le loro esigenze familiari con quelle lavorative. Altro dato che conferma una evidente precarietà dei rapporti di lavoro femminili è quello relativo alle assunzioni e ai licenziamenti/dimissioni: le donne rappresentano il 44% delle nuove entrate ma anche il 41% delle uscite (sia per licenziamento, dimissione o per altri motivi)" ha concluso Vogliotti.

Lucia Rizzieri, pedagogista, ha riportato i risultati della fase rivolta a sensibilizzare ragazze e ragazzi di alcune Scuole medie superiori e Centri giovanili, in modo da promuovere la consapevolezza sulle differenze di genere nel lavoro, per la  lotta agli stereotipi che concorrono a generare differenziali retributivi, con un percorso specifico sul riconoscimento del lavoro e del suo valore anche economico.

Franca Toffol, Vicepresidente della Commissione provinciale pari opportunità ha chiuso i lavori sottolineando come sia importante che "i risultati del progetto vengano diffusi, costituendo la base per una vera e propria azione di mainstreaming di genere delle politiche locali". Come ha proseguito, sono ancora troppe le donne altoatesine fuori dal mercato del lavoro non per loro scelta, ma per impossibilità di conciliare la sfera familiare con quella lavorativa, e sono ancora troppo poche le donne in ruoli decisionali anche nelle imprese private.

SA

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