Giornata dell’Autonomia 2014

News 2015

Favorire la paternità partecipata: una richiesta in occasione dell'8 marzo

In occasione della giornata della donna, 8 marzo, l'assessora provinciale alle pari opportunità, assieme alla presidente ed alla vicepresidente del Comitato provinciale per le pari opportunità, Julia Unterberger e Alessandra Spada, oggi, venerdì 7 marzo, hanno fatto il punto sulla situazione della normativa sui congedi parentali ad otto anni dalla sua introduzione.

Favorire la paternità partecipata: una richiesta in occasione dell'8 marzo

Nel 2000, con la legge 53, è stato indrodotto in Italia il diritto per il padre di ottenere il congedo parentale per la cura dei figli con l'aggiunta di un mese regalato, qualora il padre ne goda almeno per tre mesi. In Italia, però a questa facoltà fanno ricorso solo il 4 per cento dei padri (sudio "Il sole24ore"). Prima, come ha ricordato l'assessora provinciale alle pari opportunità, il padre poteva usufruire di permessi di paternità solo in alternativa alla madre lavoratrice dipendente.
Si tratta di una modifica concettuale rilevante che, però, finora non ha ancora prodotto i frutti sperati, come hanno posto in evidenza l'assessora provinciale alle pari opportunità assime alla presidente ed alla vicepresidente del Comitato provinciale per le pari opportunità, Julia Unterberger e Alessandra Spada. Questo, accanto alla differenza culturale, è da ricondurre in prima battuta all'aspetto economico. 
Infatti in Paesi europei dove sono state introdotte normative più vantaggiose si registra un'alta percentuale di padri che si avvalgono di questa facoltà con conseguenza che una percentuale elevata di donne dopo la maternità scelgono di riprendere l'attività lavorativa. Lo confermano i dati.
Durante il periodo di congedo parentale in Paesi quali l'Islanda, la Norvegia e la Svezia viene concesso per legge tra l'80 ed il 100 per cento della retribuzione (in Germania il 67 per cento), a differenza del 30 per cento concesso in Italia.  In Islanda i padri che si avvalgno di congedi parentali sono il 90 per cento, in Norvegia l'85 per cento, in Svezia circa il 60 per cento. In Italia, invece, in prevalenza è la madre che si avvale di congedo parentale visto che normalemente le donne percepiscono retribuzioni inferiori ed è preferibile che il padre percepisca la sua al 100 per cento. Nei Paesi citati le statistiche dimostrano come sia in aumento la quota dei figli e la presenza di donne lavoratrici. L'Italia si trova in posizione inferiore rispetto agli altri Paesi.
La situazione in Alto Adige non è molto differente. Mentre uomini e donne senza figli lavorano a tempo pieno con percentuali analoghe (uomini 93,3 per cento e donne 91,9 per cento) la situazione si modifica sostanzialmente in presenza di figli. Così il 95,5 per cento degli uomini lavora a tempo pieno, mentre lo fanno solo il 40,3 per cento delle donne. Delle donne che lavorano part-time (circa il 60 per cento), il 75 per cento lo sceglie per motivi famigliari, gli uomini lo scelgono, invece, per altri motivi.
Come hanno sottolineato le relatrici, anche in Italia sarebbe opportuno che la normativa vigente venisse resa simile a quella di altre realtà europee e che venisse modificata la percentuale della retribuzione concessa in caso di congedo parentale; in tal modo forse vi sareberro anche più padri ad avvalersene. Così al Parlamento si chiede di elevare l'indennità prevista dalla legge 50/2000 almeno all'80 per cento, ed alla Regione ed al Consiglio provinciale di aumentare l'indennità per i padri attraverso contributi.

 

SA


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