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Cooperazione Milkon-Brimi, Berger: "La strada giusta per il futuro"

Milkon e Brimi, i due colossi del settore lattiero-caseario altoatesino, hanno siglato questa mattina (lunedì 20 agosto) a Bolzano un accordo di cooperazione decennale. Soddisfatto l’assessore provinciale all’agricoltura Hans Berger, secondo il quale "è stato compiuto un passo nella giusta direzione. In futuro bisognerà collaborare sempre di più per rimanere competitivi sul mercato".

L'accordo, che scadrà alla fine del 2016, prevede la specializzazione nella produzione di entrambe le cooperative (Milkon non aumenterà gli investimenti in mozzarelle, e Brimi in mascarpone), lo scambio e il conferimento di prodotti e materie prime, e l'utilizzo, da parte del consorzio brissinese, della rete distributiva regionale di Milkon. La firma, apposta dai due presidenti Alfons Alber e Franz Kaser, ha rappresentato l'occasione per fare il punto della situazione per quanto riguarda il settore lattiero-caseario in Provincia di Bolzano.

"Nessuno in Europa può contare sulla nostra capillare organizzazione in cooperative - ha spiegato l'assessore Berger - ma sul mercato siamo troppo piccoli. La nostra produzione annua, infatti, è pari a poco meno di 400mila tonnellate di latte, nulla in confronto ai 10 milioni di tonnellate dell'Italia, e ai 140 milioni di tonnellate dell'Unione Europea. In futuro, la domanda supererà l'offerta di prodotti, e si prevede l'abolizione delle quote latte da parte dell'Unione Europea entro il 2014. Ecco perchè è importante muoversi già in anticipo, unendo le forze in maniera innovativa e lanciando un segnale a tutto il settore".

Le due cooperative rappresentano quasi l'80% della produzione altoatesina. Con 240mila tonnellate di latte la Milkon raggiunge un fatturato di circa 175 milioni di euro, mentre la Brimi lavora ogni anno 64.600 tonnellate, con un giro d'affari di circa 50 milioni di euro. La punta di diamante del settore, in Provincia di Bolzano, è lo joghurt, che copre il 25% del mercato italiano. A proposito di mercati, il 63,7% della produzione rimane in Alto Adige, il 33% finisce in Italia, e solo il 3,3% è destinata all'export. "Occorrono sinergie e strategie comuni come quella che presentiamo oggi - ha sottolineato Berger - per incrementare questa quota".

L'assessore provinciale all'agricoltura ha poi ribadito la volontà di puntare anche in futuro su una produzione totalmente Ogm-free, e ha sottolineato come i previsti adeguamenti dei prezzi siano frutto della crescita esponenziale dei costi di produzione e dell'impatto inflattivo, che in questi anni non è praticamente mai stato assorbito.

mb


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