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Stonewall III

Ed. 2/3

Installazione composta da un muro di sbarre in acciaio galvanizzato, 18 catene da 3 metri, 12 catene da 2 metri ed un inserto di vetro di sicurezza rotto.

Denominazione oggetto:
installazione
Numero d'inventario:
2015
Autore:
Bonvicini, Monica
Collezione:
Collezione Museion
Data:
2002
Materiale:
acciaio, vetro
Tecnica:
rotto, montato
Istituzione:
Fondazione MUSEION. Museo d'arte moderna e contemporanea Bolzano
Dimensioni:
Stone Wall III altezza 2 m, Stone Wall III larghezza 12.3 m, Stone Wall III profondità 1 m
Note storico-critiche:
"Stonewall (2001) è stato il primo lavoro in cui è stato incluso il vetro rotto. Bonvicini la creò poco dopo i disordini durante il vertice del G8 a Genova, che è stato chiuso al pubblico: "Pensavo ai cancelli di Cady Noland e all'architettura pubblica con la sua accessibilità e la sua monumentalità, come un simbolo nazionale del potere. Volevo mostrare che, anche se si ha un cancello davanti, ciò non significa che non si può fare o cambiare nulla."
Bonvicini, nelle sue mostre ripete gli attacchi ai decorsi dominati dal mondo maschile: nel 2002, creò l'installazione Stonewall III, un corridoio di cellule di vetro e sbarre in acciaio accanto alla frase " Architecture is the ultimate erotic act carry it to excess" in forma di graffito sul muro adiacente. L'espressione deriva dal teorico Bernard Tschumi ed era originariamente parte di un poster promozionale per un moderno edificio nel 1976. Questo lavoro di Monica Bonvicini è stata un canto alle utopie moderniste - una camera degli orrori associata alla diagnosi del controllo della società di Michel Foucault."

 

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