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Aperta sul muro

Opera informale policroma, priva di elementi figurativi riconoscibili, con dominanza di cromie rosse, blu, nere e gialle centralmente, su uno sfondo bianco-grigio. Opera firmata in basso a destra e inserita in ampia cornice bicroma bianca e dorata.

Denominazione oggetto:
dipinto
Numero d'inventario:
D-033
Autore:
Socin, Tullia
Data:
1960
Materiale:
olio
Tecnica:
dipinto (olio)
Istituzione:
Fondazione Socin
Dimensioni:
altezza 65 cm, larghezza 75 cm, con cornice altezza 75 cm, con cornice larghezza 85 cm
Note storico-critiche:
L'indagine di Tullia Socin a partire dall'inizio degli anni sessanta è caratterizzata da un decisivo rivolgersi al non figurativo, in linea con le ricerche informali. "Aperta sul muro" è uno dei primi esempi di questa nuova direzione di ricerca; la datazione è desunta dal fatto che l'opera presenta l'etichetta relativa alla XI edizione del Premio del Golfo del 1961, per quanto essa non risulti in catalogo (dove è riportata invece "Forma sospesa") e quindi non vi sia probabilmente stata esposta. La tela sembra in particolare influenzata dalle opere di questi anni di Afro, e quindi, indirettamente, anche dall'espressionismo astratto americano. Ad esempio risulta evidente l'affinità con lavori come "Figura, II" esposta proprio a Torino alla monografica dell'artista alla galleria La Bussola del 1958 o "Senza nome" del 1959, proposto invece alla XXX Biennale di Venezia del 1960. Tullia Socin guarda con interesse alle ricerche degli artisti che avevano fatto parte del Gruppo degli Otto (oltre ad Afro, numerosi sono i rimandi anche a Renzo Birolli, Giuseppe Santomaso ed Ennio Morlotti, mentre appare più distante la componente espressionista di Emilio Vedova) e quindi a quella linea che Lionello Venturi aveva definito come "astratto-concreta" e c he intendeva porsi come una sorta di terza via nella diatriba tra astrattismo e realismo dei primi anni cinquanta. Analogamente, nei lavori di Socin di questa fase non troviamo mai un'assenza di figurazione come completa emancipazione dal reale, ma piuttosto un tentativo di trasfigurazione di esso, costantemente evocato dai titoli che rimandano al mondo naturale. (A. Zinelli, G. Tamassia, "Tullia Socin Enrico Carmassi", Milano: Skira 2017)

 

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