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Donne e lavoro, il rientro al lavoro dopo la maternità

Mercato del lavoro news: dopo la maternità fino al 30 per cento delle donne non rientra al lavoro. La disponibilità di posti part-time condiziona le scelte. Dopo il rientro contratti più precari.

BOLZANO (USP). Ogni anno, tra le 600 e le 1.000 lavoratrici altoatesine lasciano volontariamente il proprio posto di lavoro durante la gravidanza o nel terzo anno di vita del bambino. Delle circa 3.300 donne che lo hanno fatto tra il 2018 e il 2021, il 60 per cento ha ripreso a lavorare entro tre anni, mentre il 40 per cento è disponibile sul mercato del lavoro solo in misura limitata. Delle madri che hanno dato le dimissioni tra il 2005 e 2014, circa il 30 per cento non ha trovato un nuovo lavoro nemmeno a distanza di 13 anni dalle dimissioni.

Tra i motivi elencati nell’attuale edizione di Mercato del lavoro news risaltano difficoltà legate all’assistenza all’infanzia e a trovare un posto di lavoro part-time. I contratti precari aumentano dopo il rientro dopo la maternità. Le donne con un livello di istruzione formale inferiore rientrano più tardi o non rientrano affatto nel mercato del lavoro. Gli uomini utilizzano questa forma di dimissioni soprattutto per il passaggio ad altra azienda.

“I dati dipingono un quadro che purtroppo ci è familiare. La cura dei bambini ricade principalmente sulle donne, con ricadute negative su reddito e pensione. Per il mercato del lavoro questo comporta una perdita di competenze. Dovremmo invece aprire tutte le porte alle donne che vogliono tornare al lavoro dopo l’interruzione per maternità”, sottolinea l’assessora al Lavoro, Magdalena Amhof. “Va garantita l’assistenza all'infanzia a chi ne ha bisogno, così come modelli di lavoro part-time o flessibili”. Secondo Amhof, le aziende lungimiranti da tempo investono nella conciliazione vita-lavoro e avranno un vantaggio competitivo nella corsa alla manodopera qualificata.

I motivi delle dimissioni

Nel 2024, 869 donne e 310 uomini hanno lasciato volontariamente il proprio posto di lavoro durante la gravidanza o dopo la nascita del bambino. I motivi più frequentemente indicati sono l‘assenza di parenti di supporto (30%), gli elevati costi o la mancanza di strutture di assistenza all'infanzia (17%) e la scarsa flessibilità dell'orario di lavoro (14%). Due terzi degli uomini che si sono dimessi dopo la nascita di un figlio (762 tra il 2018 e il 2021) indicano il passaggio a un'altra azienda come motivo delle dimissioni.

Chi riesce a rientrare bene e chi meno?

L’84 per cento delle donne che rientrano nel mercato del lavoro lo fanno con un contratto a tempo parziale, mentre questa percentuale si ferma al 48% tra le donne che hanno lasciato il lavoro. La disponibilità di posti di lavoro a tempo parziale è spesso il fattore decisivo per la decisione di tornare a lavorare.

Una parte considerevole delle donne lavora con contratti a tempo determinato dopo il rientro: il 41 per cento ha un contratto a tempo determinato, contro l'11 per cento prima dell'interruzione. 

Il livello di istruzione gioca un ruolo importante nel rientro al lavoro.  Le donne con titoli di studio più elevati tendono a tornare al lavoro prima, le donne con un basso livello di istruzione formale più tardi o affatto. Questo comporta il rischio che il divario occupazionale e retributivo di genere per questo gruppo si aggravino ulteriormente nel corso della vita lavorativa. 

Ulteriori e approfondite informazioni sono disponibili nell'edizione 2/25 di Mercato del lavoro news:: Rientro al lavoro dopo la maternità e le dimissioni volontarie.

red

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