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Presentato il “Rapporto sull’Economia dell’Alto Adige 2010” dell’ASTAT

È stato presentata questa mattina (20 aprile) nel corso di una conferenza stampa, la pubblicazione dell’ASTAT “Rapporto sull’Economia dell’Alto Adige 2010” che illustra i dati più significativi della realtà economica altoatesina dell’anno scorso.

Illustrato il Rapporto sull'economia 2010

È stato presentato questa mattina dal direttore dell’Istituto provinciale di statistica (ASTAT), Alfred Aberer, e dal vicedirettore dell’Ufficio statistiche economiche, Ludwig Castlunger, il Rapporto sull’economia dell’Alto Adige 2010 che raccoglie, analizza ed interpreta  i principali dati riguardanti l’economia locale. Le peculiarità della pubblicazione sono molteplici: l’utilizzo di fonti statistiche pubbliche ufficiali ed attuali, la rappresentazione completa degli aggregati economici calcolati per l’ambito provinciale ed il raffronto con gli altri ambiti territoriali.

Le informazioni statistiche permettono di conoscere la situazione economica attuale dell’Alto Adige e, mediante il confronto temporale, di ipotizzarne gli scenari futuri. “Lo scopo principale del notevole lavoro svolto dall’Astat” ha sottolineato il direttore Aberer “è quello di mettere in luce i punti di forza e di debolezza dell’economia locale, non soltanto in termini “monetari” bensì anche di benessere equo e sostenibile”.

Nel corso della conferenza stampa sono stati messi in luce i tre livelli nei quali si articola il rapporto e che riguardano rispettivamente i “Punti di forza e di debolezza nel confronto europeo”, gli “Indicatori regionali per la misurazione del benessere” e quindi l’analisi di alcuni indici particolarmente interessanti sulla realtà provinciale come ad esempio l’indice dei prezzi al consumo, il potere d’acquisto ed i redditi da lavoro dipendente, l’inflazione Per quanto riguarda il primo livello il set di indicatori fissato dalla strategia di Lisbona permette di evidenziare diversi punti di forza dell’Alto Adige, così come alcune minacce, opportunità o debolezze. In generale viene palesata l’efficienza del mercato del lavoro, con il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’UE sul fronte dell’occupazione, sia totale che femminile. Superiori alla media europea risultano anche i dati relativi al PIL pro capite e alla produttività. Tuttavia il fatto che questi indicatori abbiano evidenziato una perdita di competitività nel medio periodo, li classifica come elementi a rischio. La situazione è simile anche nella redistribuzione del reddito, dove l’indicatore sul rischio di povertà risulta in linea con il dato europeo, ma in peggioramento rispetto al passato.

Come opportunità di sviluppo per l’economia altoatesina vengono individuati gli ambiti dell’istruzione giovanile e della ricerca e sviluppo. In entrambi i campi, secondo Aberer, emerge un potenziale di crescita sul quale investire.

In merito agli Indicatori regionali per la misurazione del benessere Un tema molto dibattuto, in particolare durante il periodo di recessione, riguarda l’utilizzo esclusivo del PIL, come indicatore dell’attività economica. Nell’ottica del dibattito “Beyond GDP” (Oltre il PIL) gli esperti dell’ASTAT hanno reputato importante integrare l’analisi economica con indicatori che misurassero non solo il benessere materiale ma anche quello soggettivo. L’analisi del benessere materiale dimostra che, rispetto alle altre regioni italiane, l’Alto Adige presenta un PIL superiore alla media, sia che si consideri il pro capite che il valore per unità di lavoro.

Rispetto al primo indicatore, il rapporto per unità di lavoro, si discosta di meno dal valore medio nazionale. Il reddito da lavoro dipendente è in linea con la produttività del lavoro, quindi superiore alla media nazionale. Rispetto al passato esso risulta in aumento, ma ciò è dovuto al fatto che viene rilevato a prezzi correnti, quindi non tiene conto dell’inflazione.

Quest’ultima ha avuto maggiori ripercussioni a livello locale che su scala nazionale. Nell’arco di un decennio l’andamento dei prezzi ha superato mediamente di 0,5 punti percentuali la soglia del 2%, indicata come obiettivo dalla Banca Centrale Europea. Dall’analisi di alcuni indicatori che, andando oltre la dimensione puramente economica misurano la qualità della vita, emergono gli alti standard della provincia di Bolzano. Tutti gli indicatori presi in considerazione, ad esclusione del tasso di motorizzazione, presentano valori superiori alla media. Da record i valori registrati dalla speranza di vita alla nascita delle donne e dalla pratica sportiva. Anche le indagini riguardanti il grado di soddisfazione dei cittadini segnalano buoni risultati. Più di due persone su tre sono appagate dalla propria situazione economica. Nessuna regione italiana presenta un dato migliore. Estendendo l’analisi qualitativa ad altri ambiti, quali il tempo libero, lo stato di salute, le relazioni con amici e parenti, la situazione rimane invariata, con l’Alto Adige sempre nelle primissime posizioni. L’unica nota dolente è rappresentata dal confronto con i giudizi dati in passato, che in alcuni ambiti erano stati più ottimisti.

Per quanto riguarda il terzo livello riguardante i dati macroeconomici locali l'inflazione è uno dei temi più dibattuti in questo periodo. Un processo di aumento continuo e generalizzato del livello dei prezzi dei beni e servizi destinati al consumo riduce il potere di acquisto delle famiglie che percepiscono un reddito fisso e scoraggia gli investimenti.

Sul piano dell’andamento dei prezzi la crisi economica mondiale aveva portato nella seconda metà del 2008 ad un vero e proprio crollo dell’inflazione. Questo fenomeno era stato percepito anche a livello locale.

Mentre il tasso di inflazione a luglio 2008 era salito al 4,8%, nello stesso mese del 2009 esso aveva addirittura evidenziato un valore negativo (-0,1%). Da allora si è verificata una nuova crescita dei prezzi. L’anno 2010, a differenza degli anni precedenti, è stato caratterizzato da un andamento costante. Per il prossimo futuro si ipotizza un aumento dell’inflazione. Ad innalzarsi sono soprattutto i prezzi dei combustibili fossili e delle materie prime.

Il confronto dei prezzi nei capoluoghi di regione porta ad un importante e inconfutabile risultato: il livello dei prezzi al consumo nel nord Italia è notevolmente più alto rispetto al sud.

Dai dati si evince pertanto che a Bolzano, come a Milano e a Genova, i prezzi di tutti i raggruppamenti di spesa sono maggiori rispetto alla media nazionale. In questo confronto il comune di Bolzano raggiunge, con un indice generale di 105,6, il valore più elevato in assoluto e si procura il titolo di “città più cara d’Italia”.

In dettaglio, il capoluogo altoatesino segnala i valori più elevati nei raggruppamenti di spesa Generi alimentari, bevande e tabacchi (8,0% al di sopra della media nazionale) e Altri beni e servizi (+11,2%). Nell’ambito dei Mobili, articoli e servizi per la casa Bolzano si posiziona invece al secondo posto, con un +9,3% rispetto alla media nazionale; solamente a Trento sono stati evidenziati prezzi più elevati (+9,9%).

I responsabili dell’ASTAT hanno inoltre comunicato che in base ai dati raccolti ed alle tendenze evidenziate dal quadro economico per il 2011 si prevede una crescita economica a livello provinciale dell’1,7%.

Alleghiamo un testo riassuntivo del Rapporto sull’economia dell’Alto Adige 2010

FG

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Lo stato di salute dell'economia altoatesina

Ludwig Castlunger sulle sfide da vincere

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