Attualità
Inaugurata al Liceo “Pascoli” la mostra “Io non odio”
Rimarrà aperta sino al 22 novembre al Liceo “Pascoli” la mostra fotografica di Andrea Rizza Goldstein sulla tragica vicenda di Zijo Ribic.
Impressionante il silenzio attonito che ha accompagnato il racconto di Zijo Ribic sopravvissuto alla strage di Skocic in
Bosnia-Erzegovina, avvenuta il 10 luglio 1992, nella quale sono morti, per mano di un gruppo di cetnici serbo-bosniaci, tra gli altri, i suoi genitori, sette sorelle, un fratello ed uno zio. Lui stesso si è salvato fingendosi morto e trascinandosi fuori dalla fossa comune, ferito e sanguinante.
Il racconto si è svolto questa mattina (8 novembre) nell’aula magna del Liceo “Pascoli” di Bolzano dove è stata inaugurata la mostra fotografica, con belle immagini in bianco e nero realizzate da Andrea Rizza Goldstein, che illustra i luoghi in cui si è compiuta la tragedia della famiglia di Zijo, vittima della pulizia etnica e dell’odio che nei primi anni ’90 ha travolto le Repubbliche che componevano l’ex Yugoslavia.
Eppure la mostra fotografica s’intitola “Io non odio” e questa frase, nonostante la tragicità degli avvenimenti narrati, caratterizza l’intero racconto di Zijo e vuole essere un messaggio umano forte per superare le divisione e soprattutto per non assumere lo stesso atteggiamento degli aguzzini.
All’inaugurazione della mostra fotografica erano presenti questa mattina l’intendente scolastica, Nicoletta Minnei, la dirigente dell’istituto, Mirca Passarella, il docente Giovanni Accardo, che da anni è impegnato a far conoscere ai suoi studenti le vicende della guerra balcanica, l’autore della fotografie, Andrea Rizza Goldstein, e lo stesso Zijo Ribic, che all’epoca delle vicende aveva sete anni ed ora lavora come cuoco a Tuzla, un’altra città martire della pulizia etnica.
Nel suo intervento l’autore delle foto, Andrea Rizza Goldstein, ha sottolineato la difficoltà iniziale di descrivere con le sue opere il dramma del genocidio che ha sconvolto la Bosnia-Erzegovina negli anni ’90, e di come questo ostacolo sia stato in qualche modo superato attraverso la narrazione fotografica delle vicende personali di Zijo Ribic, con opere volutamente in bianco e nero che divengono una sorta di sfondo al racconto del protagonista.
La figura di Zijo Ribic esce umanamente amplificata da questa tragedia dalla quale trae comunque la forza per non odiare, distinguendosi in questo modo nettamente da coloro che hanno voluto annientare la sua famiglia e la sua stessa etnia, che da sempre viveva in armonia con i serbi nel villaggio di Skocic. Un messaggio forte che è stato ascoltato con attenzione e partecipazione dai giovani studenti del “Pascoli”.
La mostra, realizzata presso l’istituto “Pascoli” in collaborazione con la Fondazione Alexander Langer, l’Associazione Adopt Srebrenica ed Arciragazzi, rimarrà aperta al pubblico sino al 22 novembre.
FG