Attualità
I Romani nell'Alta Val Venosta
L'Ufficio beni archeologici ed Istituto di archeologia dell’Università di Innsbruck collaborano in un progetto di studio sistematico dei reperti romani ritrovati negli scavi presso il maso “Pauli” a Malles in Val Venosta. I responsabili di progetto hanno effettuato oggi (23 settembre) una visita al sito.
Un controllo sistematico da parte dell’Ufficio beni archeologici della Provincia dei lavori di sbancamento per la posa di un nuovo sistema di irrigazione sulla Malser Haide, ha reso possibile l’individuazione di tre insediamenti di epoca romana a valle del lago Haider, presso Laudes come anche presso il maso Pauli a Malles.
"Si tratta di un ritrovamento di particolare interesse ed importanza" sottolinea Catrin Marzoli, direttrice dell'Ufficio beni archeologici "in quanto i siti si trovano lungo la via Claudia Augusta, e costituiscono il primo ritrovamento di insediamenti di epoca romana nell’alta Val Venosta".
Dall’importanza del ritrovamento è nata anche l’idea di intraprendere un progetto di ricerca in collaborazione con l’Università degli Studi di Innsbruck. Il progetto viene finanziato dalla Provincia dalla Ripartizione Diritto allo studio, università e ricerca scientifica.
Il progetto di ricerca comune prevede uno studio sistematico dei reperti venuti alla luce ed inoltre due campagne di scavo archeologico presso il sito maso Pauli di Malles. Gli scavi, iniziati nel giugno 2011, hanno portato alla luce i resti di un edificio di epoca romana, una cosiddetta villa rustica.
I reperti mobili recuperati documentano con chiarezza che l’edificio risale al I secolo d. C.. Agli inzi del III secolo la casa venne abbandonata temporaneamente per motivi oggi sconosciuti. Per il IV secolo è documentata una continuità, seppure molto più modesta rispetto ai secoli antecedenti. Nel Primo Medioevo la casa, oramai caduta in rovina, venne usata come area cimiteriale.
La notevole quantità di reperti, anche di ottima fattura, è costituita sopratutto da monete, fibule, recipienti in ceramica e pietra ollare. I frammenti della ceramica fine da mensa, la cosiddetta Terra Sigillata, presenti in gran numero, documentano contatti commerciali ad ampio raggio con l’ambito sudgallico.
Nel progetto di ricerca scientifica archeologica sono coinvolti Leo Ardergassen, diretore della Ripartizione Beni culturali, Catrin Marzoli, direttrice dell’Ufficio beni archeologici, Hubert Steiner, responsabile di progetto per l’Ufficio beni archeologici, ed il prof. Gerald Grabherr dell’Istituto di archeologia dell’Università degli studi di Innsbruck.
SA